Il mio bisnonno si chiamava Tommaso Isidori – classe 1895 – figlio di Amedeo ed Esterlinda. Aveva un fratello di nome Cesare e una sorella di nome Maria.

Era un uomo molto robusto e alto, sopra la media per quei tempi. E per questo tutti lo chiamavano Marón, accrescitivo del suo secondo nome, Mario.

Il bambino

Nacque in casa, come tutti in questa piccola comunità. Non conosco molto la sua infanzia: so che andò a scuola solo un anno dove imparò a fare le “stanghette”, le linee di base che poi creano le lettere. Non c’era tempo per i libri, per i bimbi di allora: anche loro dovevano aiutare la famiglia lavorando nei campi e accudendo le pecore. Ma il mio bisnonno non si perse d’animo e imparò a leggere e a scrivere da solo.

Il soldato

Poi scoppiò la guerra nel 1915 e partì soldato, attendente d’artigliera al servizio di un ufficiale. Fu distaccato nella zona del Piave: durante un attacco, una scheggia di bomba lo colpì ad una gamba provocando una ferita che non guarì mai completamente. Aveva anche una parte del lobo lacerata, e lui raccontava sempre che a provocarla era stata una pallottola passata troppo vicino all’orecchio.

  • tommaso isidori montescatto
  • tommaso isidori montescatto

Una volta tornò in licenza a casa, ma trovò ad attenderlo un’abbondante nevicata. Da quelle parti non c’erano vere e proprie strade e la neve era così alta da non riuscire a passare. Ma lui non si scoraggiò. Dalla stazione di Pergola si mise in cammino, con la neve fino al petto. Dopo 11 chilometri arrivò a casa, stremato, bagnato e infreddolito. Gli scoppiò una polmonite e fu portato indietro all’Ospedale di Pergola, probabilmente su una “traggia” (vedi foto sotto), ma i dottori non nutrivano speranze per lui. Dopo una settimana però, con sommo stupore dei sanitari, si riprese.

  • traggia
  • traggia

Il bracciante

Finita la guerra ritornò al suo paese. Lì prese a lavorare a giornata come bracciante agricolo e taglialegna. Grazie alla sua forza e alla sua volontà, era molto richiesto per i lavori pesanti: pensate che tagliava le querce per costruire le traverse delle ferrovie!

I suoi strumenti di lavoro (zappa, pala e segone) erano il doppio del normale, per adattarsi alla sua corporatura alta e robusta.

strumenti tommaso isidori montescatto
Strumenti agricoli di Marón vs. strumenti agricoli di una persona normale: si può notare come la zappa e la pala del bisnonno fossero ben più grossi della norma, per adattarsi al suo fisico poderoso.

Un giorno, andando a giornata come bracciante si recò anche a Ca’Rio nel podere dei Marchetti. Lì conobbe quella che sarebbe diventata un giorno sua moglie: Giulia Marchetti.

Giulia

giulia marchetti montescatto
Giulia Marchetti

Giulia nacque nel 1895, figlia di Alfonso Marchetti e Teresa Pantaleoni. Aveva quattro fratelli e sorelle: Vittoria, Tito, Aldo e Emilia. Viveva nella frazione cagliese di Ca’ Rio, nel grosso podere acquistato dal padre, un segno di ricchezza per quei tempi.

Il padre aveva un fratello falegname di nome Luigi, sposato con una sarta, Agata. La coppia viveva a Frontone e non aveva figli. Da Agata vennero mandate tutte le sorelle Marchetti per imparare l’arte del cucito.

Cucire continuò a essere la professione di Giulia per tutta la vita. Era molto brava, abile nel ricamo, come si può notare osservando il suo corredo di nozze:

  • giulia marchetti montescatto
  • giulia marchetti montescatto

Prima di conoscere Marón, Giulia era fidanzata con un altro ragazzo, che però morì nella Grande Guerra, nel 1917.

Dopo essersi conosciuti, Tommaso e Giulia decisero di sposarsi. Un aneddoto famoso nella mia famiglia riporta il dialogo avvenuto tra i due prima di sposarsi:

G: “Mèri, dovrai avé pazienza sa me, perché io so’ un po’ nervosa”
T: “Beh, prega Dio che non ci prenda insieme!”

[continua nella parte seconda]

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